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Perché l'uomo parla e l'animale no? Giorgio Agamben si è interrogato a lungo su un problema di fondo della cultura occidentale: l'uomo come animal rationale o zoon politikon. Seguendo le orme di Foucault e Heidegger, il filosofo italiano ha preso in esame sin dal suo primo scritto questa curiosa formula aristotelica, segnalando come la tradizione filosofica non riconosca alcun ordine comune all'animale e al razionale, ma solo una netta cesura. Che cos'è allora l'uomo (e la sua società), se egli è il campo in cui questa insanabile frattura viene articolata? Questo libro tenta di esporre tale problematica attraverso l'opera di Agamben, dai primi scritti alla serie "Homo sacer", fino alle sue più recenti pubblicazioni. Attraverso lo stato di eccezione e la crisi della democrazia, la riflessione agambeniana cerca di pensare la cesura fra politica e animalità (bios/zoé, logos/phoné, physis/nomos) nel tentativo di superarla per ridefinire l'umano in modo non metafisico e l'animale in modo non subumano. E questo riversamento dell'uno nell'altro, la forma-di-vita, non può che avvenire in un pensiero del corpo che coincida col suo libero uso.