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"Noi uomini siamo abitatori d'immagini. Lo siamo sempre stati. Proiettiamo i nostri sogni sperando che questi si traducano in realtà. La storia dell'uomo è la storia della vita associata e del luogo dove questa si manifesta: la città. È perciò anche la storia di come l'uomo ha sognato e immaginato quella città. Perfetta, ideale, gioiosa, una città dove regna l'armonia. E dove non vi è posto per la paura". Eppure, leggendo le pagine di Filoni, scopriamo che questa straordinaria invenzione dell'uomo, la città, è il luogo in cui prendono forma tutte le ambivalenze e le contraddizioni, e che lì dove cerchiamo riparo e sicurezza troviamo la massima rappresentazione della paura: la paura dell'altro come la paura di sé.In un susseguirsi di rimandi alla letteratura come alla filosofia, la città, luogo di fascinazione, invenzione e violenza, viene letta ancora una volta come un fenomeno straordinario e potente, perché "la città è uno dei volti dell'uomo" e perché "'leggere la città' è un'operazione capace di dire molto di più di quanto si possa immaginare".