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Uno dei tre atolli andava fortificato e il capitano Tidakoto Vizuno ce la stava mettendo tutta. Una lotta impari con il clima monsonico e con l'inettitudine dei locali, quasi tutti ex galeotti confinati sulle isole. Mentre la guerra lo consumava nel fisico e nello spirito, un'incursione di pirati ribelli con conseguente battaglia si aggiunse alle sue problematiche. Due soldati dell'esercito imperiale nipponico uccisi significavano venti civili da giustiziare. A completare le disgrazie c'erano l'amante costantemente vittima di sballi e riti animisti e hinduisti, la costruzione della loro nuova villa, la sottrazione di documenti dal suo studio e infine la strage di un'intera famiglia. Ma, soprattutto, c'era un insulso funzionario sanguemisto portoghese, ex commissario di polizia della Compagnia delle Indie Orientali e renitente al nazionalismo indonesiano, a indagare su un caso troppo intricato.