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Creare degli spettacoli a partire da un patrimonio di racconti, materia narrativa conosciuta da tutti, aperta a diverse interpretazioni e parecchie volte riscritta, è emblematico del gusto di Joël Pommerat per il palinsesto. Se l'adattamento delle favole non è per l'autore/regista un'arte a parte, è senza dubbio perché la favola costituisce una sorta di modello per tutta la sua opera. La drammaturgia e la messa in scena di Pommerat si sforzano di lasciare lo spazio all'immaginazione di ciascuno, essendo lo spettatore invitato a elaborare la propria visione della storia; ma contrariamente alla distanziazione brechtiana, questa attivazione della ricezione è orientata all'interno di un'estetica della prossimità. In questa prospettiva, la favola è esemplare perché appartiene a una cultura e a un immaginario collettivo, anche se è necessariamente legata all'infanzia e ai ricordi personali di ciascuno.