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È un po' tutta l'umanità, con i dolori e le gioie, i vizi e i pregi, le debolezze e le certezze, ad essere come fotografata in quest'ultima fatica letteraria di Mommo e Nicolina Rombolà. E la fotografia narrativa appare sbiadita, in bianco e nero, o forse in tonalità seppia, come le vecchie foto di una volta, quelle che si ritrovano spesso nei cassetti dei mobili antichi e si guardano con nostalgico gusto. È un mondo scomparso, sono dei valori estinti, delle persone morte, dei comportamenti ancestrali quelli che sono immortalati nei racconti e che vengono rimpianti e stigmatizzati quasi allo stesso modo, quasi allo stesso tempo, lasciando al lettore la sensazione che lui stesso debba decidere cosa far credere ai protagonisti delle varie vicende. Le poesie, infine, fanno da cornice alla fotografia, la classica cornice bianca; bianca, appunto, come solo la poesia sa essere.