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Ha scritto il critico Sergio Pent che Diego Zandel è "uno scrittore che sa rinnovare certe pieghe della letteratura cosiddetta di confine, ma con ampie falcate in una dimensione internazionale che è ancora poco di casa in Italia". Che sia così lo dimostrano anche i sette racconti qui riuniti, i cui riferimenti sono realtà di diverso ambito geopolitico - il rapporto palestinese/israeliano in "Il fratello", la Grecia del post-colonnelli in "La vendetta", la Romania di Ceausescu in "Il console romeno", il mediterraneo in "Duca Lamberti in crociera" - mentre, pur ambientati in Italia, altri racconti si occupano di quelle frontiere che attraversano la nostra coscienza, in una dimensione fortemente noir come in "In memoriam" e "Traguardo di sangue", con l'unica eccezione dello spiazzante "Rosa shocking". I racconti qui riuniti, sono stati scritti in tempi diversi e, perciò, diversi nelle motivazioni che li hanno ispirati così come nei contesti, sono la testimonianza che, quando uno scrittore è dotato di una forte impronta caratteriale, ritrova sempre nei materiali di cui si serve una unità di fondo che costituisce la sua personale cifra narrativa.