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Il gran Contagio di Verona nel Milleseicento, e trenta venne pubblicato da Francesco Pona (1595-1655), medico e scrittore, nell'ottobre 1631. È una delle primissime documentazioni della peste che Manzoni, probabilmente riprendendone alcuni spunti, narra per Milano ne I Promessi sposi. Il libro presenta una cronaca della diffusione del morbo, nella città e nel territorio, e dei tentativi per arginarlo. Le autorità intervengono tempestivamente: isolano i contagiati nel capiente lazzaretto, chiudono le porte della città in entrata e in uscita; segnano le case e bruciano il materiale infetto; sospendono le occasioni di ritrovo pubblico, compresi i funerali; rimuovono i cadaveri; curano l'igiene; puniscono chi non rispetta le regole; documentano, in registri pervenuti fino a noi, i nomi dei deceduti. Durantee dopo il morbo dispongono provvedimenti economici d'urgenza. Ciononostante Verona perde tre quinti dei suoi 53.000 abitanti: riuscirà a recuperare altrettanta popolazione solo dopo più di due secoli. Per facilitarne la lettura, il testo è riproposto con caratteri d'oggi e introdotto e annotato da Mario Gecchele. Il lettore supera così agevolmente la difficoltà del primo impatto.