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Con "Coscienza illusoria di sé" Elisabetta Teghil chiude una trilogia, cominciata con "Ora e qui" (2011) e continuata con "Il sociale è il privato" (2012), che racconta la necessità di leggere, in questo momento storico e in ogni aspetto della vita, la forma e la configurazione che le oppressioni di genere assumono e che indaga, in un rapporto dialettico con il personale è politico, il legame profondo tra il modello socio-economico e gli effetti nel privato, cercando quella presa di coscienza di genere necessaria alla liberazione e pur sempre in divenire.