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Fulminea come un rigore, sofferta come una finale. Così è stata la vita di Cesare Alberti, attaccante del Bologna degli anni Venti, uno dei "ragazzi terribili" di Angiolino Badini. La serie A a sedici anni, la convocazione in Nazionale, il titolo di più forte centravanti del campionato italiano. La famiglia e gli amici, i lutti e gli amori. Un'ascesa che nemmeno la lesione al menisco - all'epoca fatale per un calciatore - arresta. L'operazione pionieristica e il "secondo tempo" di Cesare, che più forte e tenace di prima riprende, sempre in rossoblu anche se la maglia è quella del Genoa. Cesare Alberti a 22 anni aveva tutto e chissà quanti tempi avrebbe ancora giocato. Ma la sua partita si interrompe a Genova la sera del 14 marzo 1926, quando il giovane campione muore in circostanze misteriose.