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I Borboni avevano conservato il loro regno integro; i piemontesi, che avevano invaso un Regno senza dichiarazione di guerra, trovarono oro e denaro, saccheggiarono tutto quello che c'era da saccheggiare, massacrarono intere popolazioni, misero a ferro e fuoco il Sud per dieci anni, lo impoverirono, trasferendo tutte le sue ricchezze nel Piemonte. Dal 1860 al 1870 i Savoia riuscirono a depredare tutto quello che c'era da prendere, svuotarono le casse dei comuni, quelle delle banche, quelle dei poveri contadini, quelle delle comunità religiose, dei conventi; saccheggiarono le chiese e le campagne; smontarono i macchinari delle fabbriche per montarli al nord; rubarono opere d'arte, quadri, statue, trasformarono i massoni in mafiosi che appoggiarono Garibaldi e sostennero i Savoia. Trattando con il potere del nuovo stato nato con l'unità d'Italia, s'inserirono nelle istituzioni. Questa trattativa/complicità tra Stato e mafia non è mai stata interrotta, tranne il breve periodo 1930 /1940, in cui non vi fu nessun omicidio grazie al prefetto Mori. Salvo poi a risorgere, prepotentemente con lo sbarco in Sicilia degli alleati nel 1943, che la mafia appoggio.