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"C'è un'ora, nella notte, quando si esce/ da una festa fra amici, mentre muoiono/ le parole di memorie e rimpianti,/ e si guardano allora con terrore/ e disperato affetto i volti sfatti,/ le mani immote, e una lacrima incerta/ annebbia gli occhi della donna un tempo/ amata e amante, furtiva l'asciuga/ col fazzoletto azzurro, ma rimane/ il segno sulle guance, e allora tutti/ si mescono dell'altro vino, l'ultimo/ e il migliore, perché forte ed amaro; o lasci, già nel sonno, la ragazza/dopo il più lieve bacio della fine/ del tempo dell'amore, ti allontani,/ chiudi la porta e scendi faticoso,/ le scale fino all'esiguo giardino/ della casa che ha una magnolia appena/ fiorita, una fontana che a fatica/ goccia sulla falsificata roccia/ e sull'artificiale capelvenere:/ c'è da attraversare solo una strada,/ ma ti accorgi che è uno spazio enorme [...]"