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Ferrara presenta in questa raccolta la sua non-forma corporea, la quale se da un lato si rispecchia ed identifica con tutte le cose più effimere, con ogni dettaglio del reale, dall'altro non ne possiede e mantiene alcuna: il suo profilo muta, col procedere dei versi, come fa il fumo di combustione di secondo in secondo; si espande e viene assorbito sia dalle alte vette del cielo che dalle più profonde radici, dal verme che strisciando e scuotendosi rosicchia il mondo. Tale esalazione proviene dall'irrefrenabile arsura del suo cuore, della sua interiorità in preda ad una costante ebollizione scatenata dal miracolo sempre rinnovato dello stare al mondo. L'autore si espone in tutta la sua fisicità, erompe in un tripudio di sensi nelle minuscole cose che costituiscono la vita come il «respiro del basilico sul balcone» o la donna amata che piano scosta i capelli dietro l'orecchio, le quali si trasformano così da semplici dettagli a pietra d'angolo dell'esistenza. I veri soggetti della raccolta sono infatti i minimi gesti quotidiani: l'atto di appoggiare la mano all'orecchio «come una conchiglia senza mare», radunare i piccoli, preparare il pane.