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"Prosa poetica e poesia pensante o narrante, pensiero poetante, che mescola come deve gli scenari comuni alle memorie intime, in un incessante andirivieni. Venere anadiomene che tesse la sua elegia nel dondolamento dell'onda. L'onda dell'assenza e della presenza, assenza intima, quella del padre ma anche assenza di un legante più universale - natura comunità condivisione - che nella distrazione e distruzione autistica dominante, in quella che con una metafora davvero incisiva Saba Anglana definisce la "deportazione in campi di isolamento", sembra venire sempre meno. (...) Nella poesia e prosa di Saba Anglana, dolorosa, angosciata ma anche incredibilmente intensa e ricca di una espressività eroticamente abbracciata al flusso d'anima del mondo, si fa strada continuamente la bellezza di una parola rammemorante, innamorata della presenza ma anche capace di sostare a lungo nell'incavo della lontananza. Da essa scaturisce un elisir per uscire dal nostro frastornamento, un sorvegliato suggerimento a coltivare gli smottamenti del tempo e per opporre alla morte letterale (...) il silenzio liturgico di un nome non rinchiuso nei limiti temporali (...)." (dall'introduzione di Paolo Mottana)