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"Al vedere si intreccia, in una sottile architettura di cecità e visione, l'ascolto. La parola e lo sguardo, il racconto e l'ascolto: sono queste le due polarità in cui si snoda la vicenda di Angelo e Agnese e, insieme alla loro, quella più segreta e sconosciuta dei genitori di Angelo a cui fa eco quella antica dei nonni. Nessuna è lo specchio dell'altra ma tutte si muovono armonicamente in un finissimo chiaroscuro. Angelo racconta ciò che vede non ciò che vide allora: è qui, credo, il nodo essenziale e anche più seducente della scrittura di Francesco Donfrancesco. Non una mera rivisitazione del passato o un recupero memoriale fine a stesso ma un ex-vocare, come un moderno e più saggio Orfeo, le persone amate e non abbandonarle all'oblio. Un colloquio ininterrotto, che diviene reale solo quando è narrato alla persona amata." (dalla postfazione di Valentina Fiume)