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Pancide è un centauro, o forse si crede tale. Vive nel mondo reale, osserva le vicende, e ripercorre la memoria storica delle crisi e delle idee del XX secolo, con gli occhi della sua natura difforme: una e duplice. La parte bestiale fa da sommesso contrappunto al raziocinio, alla fantasia, alla pietà dell'uomo. Nel romanzo, concepito nella forma del "conte philosophique", i personaggi sono affidati all'"imagination", il confronto dialettico tra le idee è invece reale, lucido, spesso ironico e spregiudicato, sempre anticonvenzionale.