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"...È questa la ragione di fondo, proprio questa irriducibilità dell'uomo e del lavoratore all'ordine capitalistico che spiega perché si torni su quella storia sconfitta. Credo che ci si torni per riscoprire che non tutto è andato perduto, che nelle vicende impegnate e impegnative di tante donne e uomini che l'hanno vissute, la sconfitta, il dolore, la rabbia, la delusione non cancellano ciò che essi hanno imparato da quelle vite, da quelle lotte, da quei percorsi umani e sociali, cioè non cancellano cosa sono diventati come persone, non cancellano l'umanità che hanno guadagnato (...) La porta della vita resta aperta perché la dignità è già stata conquistata. Ma il destino collettivo, quello della lotta contro l'ingiustizia, lo sfruttamento, l'alienazione, quello può sempre ricominciare. Sempre daccapo. Magari, anzi certamente, con altri protagonisti. Ma ad essi non può mancare la memoria di chi li ha preceduti..." (Fausto Bertinotti).