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Nel lettore che si avvicinasse a "Il sole dentro l'anima", l'impressione dominante potrebbe essere quella di avere tra le mani un memoir. Ci sono le corrispondenze a volte struggenti a volte malinconiche di due cugine che intorno agli anni 30 del Secolo scorso, nell'Emilia operosa e florida, affidano all'innocenza dell'inchiostro le loro gioie e i loro dolori. Le speranze, anche, e brandelli di vita quotidiana così lontana dalle nostre nevrosi, da apparire ammantate di poesia. Ma questo è solo il corollario. Perché "Il sole dentro l'anima" è in realtà, come lo definisce Gianna Vancini nella sua prefazione, un monologo dell'anima, dove fogli ingialliti rinvenuti nelle soffitte e vecchie fotografie sbiadite rappresentano solo il pretesto per un vero e proprio viaggio alla ricerca di risposte che tutti quanti cerchiamo. Il buco della serratura attraverso il quale ci troviamo a sbirciare è impregnato della sensibilità dell'autore, un caleidoscopio fatto di una scrittura semplice ma raffinata.Non è soltanto un procedere a ritroso verso il passato, ma la ricerca di un futuro che è tutto da costruire.