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Un diario sorprendente, scritto nell'arco di alcuni decenni a partire dall'adolescenza, su fogli sparsi, nelle situazioni più diverse, talvolta nel mezzo di guerre e crisi diplomatiche durante le missioni dell'autore come giornalista, talvolta invece in solitudine su spiagge battute dal vento o dalla pioggia, spesso appuntando le frasi sul telefono cellulare, ora in prosa, ora in versi. È questo, Teneri lupi: libro singolare, che forse non ha antesignani, diario istintivo e pre-razionale, sgorgato dalla vita nel suo impetuoso divenire. L'autore spiega a sé stesso ciò di cui è testimone, ne rielabora il senso, e lo fa con un ventaglio linguistico mutevole, che si conforma alle circostanze: colloquiale o lirico o ironico, talvolta giornalistico, talvolta sensuale, talvolta carico di ethos. La scrittura è ricordo, interpretazione, filosofia, giudizio morale, e a tratti si sublima in un racconto letterario allusivo, allegorico. È il libro di un uomo che, senza nulla nascondersi, osserva le metamorfosi della vita come una serie di eventi spesso in contraddizione con i suoi desideri e i suoi sogni, e da "involontario guerriero" s'interroga sulla "incalibrata ira" del destino e del suo padrone, il Fato.