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Abbiamo voluto investigare in più anni le camerette degli studenti universitari chiedendo di farsi etnografi dei loro compagni. Abbiamo presupposto che fosse proprio questo ruolo ambiguo di straniero interno, questo impegno a farsi ricercatore e interprete di contesti, vite e storie di altri giovani, un device cognitivo e relazionale capace di promuovere un sguardo intimo e al tempo stesso curioso e straniato. La nostra condizione di ricercatori dei ricercatori ci ha collocati sulla soglia (come del resto quella riservata agli adulti) una soglia critica dalla quale intravedere originali pratiche di uso degli spazi abitati, paesaggi densi di cose, mondi di vita quotidiana appaesati, oggetti incarnati in biografie e affetti, che vivendo con grande prossimità possono ogni tanto mutare di statuto. Diventano soggetti, interlocutori agenti nei dialoghi e nei soliloqui dentro la stanza. Parti organiche dello spazio mente, della mente locale del loro giovane proprietario.