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Lo spunto trae origine da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, che, nel racconto intitolato "Lo mercante", immagina, nei pressi di Cascàno - un casale di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta -, la presenza di tre "papute", tre diavoletti... Centinaia di anni dopo, ne "Lo scrigno di Feliciello", Pasquale Cominale ridà loro la vita ed ecco che, fantasia aggiunta a fantasia, i tre spiritelli, ai giorni nostri ancora stanno nella Terra aurunca: mentre, però, due fratelli sono rimasti "co' ?o core dinto ?o zuccaro", il terzo, Feliciello, giunge a Valogno, un piccolissimo borgo. Feliciello, che si vanta di essere un mazzamauriello [un "folletto, in forma d'uomo", spiega il Vocabolario Treccani] "scortese, indisponente e molto dispettoso", e, per giunta, maligno, perfido e malvagio, si stabilisce in casa di Dorabella Mosella e Giogiò Castaldo. E qui - dichiarato il suo amore per una "Terra fatata: Terra di miti e di leggende, di magia e di prodigi" -, tra dispetti e burle, tra idiozie ed invettive, tra lampi di saggezza, cronache sconclusionate e racconti inverosimili, il "tenero" (sic!) folletto cambia, in pochi giorni, la vita dei due "sognatori" ed il destino del paese...