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Vent'anni di viaggi nell'Europa orientale in nome e per conto del Parlamento europeo, l'odore del sangue delle guerre e del cherosene bruciato che dalla caduta del Muro di Berlino caratterizza tanti Paesi dell'Est del continente, attraversati da masse di poveri sempre più poveri e dominati da pochi ricchi sempre più ricchi, e un diffuso desiderio di contatto con l'Unione europea, che per chi non vi fa parte rappresenta ancora la soluzione di tutti i problemi. Nonostante per la Ue gli interessi della politica energetica vengano spesso prima dei diritti umani. Questi gli elementi del lungo e sorprendente viaggio di un pacifista incidentalmente consigliere parlamentare europeo "anziano" in un'Europa orientale che continua a mantenere un fascino intatto. E che ha tanto da insegnarci. Due decenni di viaggi, quelli raccontati da Bergamaschi in questo libro magnifico, alla ricerca delle nostre comuni radici europee, che s'espandono molto a Est, attecchendo nel nostro Dna. Due decenni di memorie senza uguali, dall'Atlantico all'Asia Centrale, che rappresentano "un'esperienza unica e irripetibile, a esplorare focolai di crisi nella ricerca di dare all'Unione europea le premesse di una politica di sicurezza comune più veloce, coerente e assertiva di quanto non permetta l'assemblaggio dei suoi 27 componenti. Eppure da questo diario di viaggio esce che l'Europa esiste eccome, è un paesaggio, un retroterra comune, una sensibilità che ci rende diversi. Lo so da sempre quanto è dolce tornare nella Terra del Tramonto, là dove le identità si addensano e - dopo due catastrofi mondiali - non hanno alternativa alla convivenza..." (Paolo Rumiz).