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Per occultare la sua violenza originaria il Potere si presenta come fenomeno naturale, ed in sostegno a questa menzogna si edifica la struttura psichica dell'«io». Se non vi fosse un «io» da plasmare con onoranze e castighi, si spezzerebbe, fin dalle fondamenta, quel rapporto duale tra il dominatore e il dominato. Perché senza sudditi non si danno padroni. Via suprema è dunque sottrarsi alla truffa del Potere distruggendo gli artifici e le protesi del proprio ego, per liberare l'individuo asservito, ridotto a «mezzo» in vista dei «fini» della Macchina. E questa distruzione si opera attraverso un ritorno alla "vita selvaggia", alla serenità del non-agire persa a causa delle farneticazioni del pensiero che hanno messo il mondo a ferro e fuoco, perché il pensare è diventato volontà raziocinante di «nominare» e di «qualificare», di conoscere ciò che non si potrà mai conoscere, invece di restare quel «chinarsi su ciò che già conosce».