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"Cinema alchimia uno" convoca visioni alchemiche di quella art magique che è il cinema. Da un lato, il libro rintraccia l'azione incantatoria delle immagini, in un "precinema" che non fu solo la tecnica delle lanterne magiche ma anche la filosofia bruniana fatta di testo e immagini interconnessi, le tavole dei Liber Mutus alchemici composti solo di misteriose figurazioni colorate e "musicate" con pentagrammi da eseguirsi mentre si sfogliano. Dall'altro lato, fa uso della "metafora concreta" dell'alchimia per rileggere cineasti che lavorano la materia di luce del cinema come altrettanti alchimisti: da Méliès a Murnau, da Artaud a Gremillon, da Cocteau a Welles, da Bergman a Herzog, da Antonioni a Pasolini, da Buñuel a de Oliveira, da Coppola a Fellini, da Ruiz a Kubrick, da Roeg a Jodorowsky, da Lynch a Cronenberg, da Sokurov a Bressane, da Paradjanov a Tarkowskij, da Rivette a Garrel, da Cameron a Tarantino.