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Si dice spesso che le opere migliori non sono quelle che gli autori esibiscono in pubblico, bensì quelle che scrivono per se stessi. Ma da quando la pubblicazione di questi diari intimi è diventata pratica comune (talvolta con gli autori ancora viventi), non solo si è persa la spontaneità propria di quella scrittura, ma oltretutto si comunicano con urgenza al mondo semplici promemoria e appunti insignificanti che appaiono piuttosto la manifestazione di una incontenibile grafomania. In questo irriverente diario di viaggio nella condizione umana, scandito come un calendario perpetuo che lascia ampio spazio ad annotazioni auspicabilmente in controcanto, ogni nuova giornata offre un appunto sconsolato ripreso dai diari, tutti rigorosamente editi, di oltre centoventi scrittori - da Tostoj a Kafka, da Simenon a Dali, da Che Guevara a Twain - alle prese con le piccole noie dell'esistenza quotidiana. Un esilarante piagnisteo "d'autore", in cui banalità e lamenti formano un monologo che annulla le differenze tra un autore e l'altro in una maniacale attenzione per le proprie condizioni fisiche e i propri stati d'animo. Insomma, un florilegio quotidiano di involontario umorismo nero che in realtà funziona come un potente antidepressivo a rapido effetto catartico.