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La spiritualità wesleyana ha apportato una ventata di fiducia e di ottimismo nella teologia cristiana protestante del XVIII secolo ancora impastoiata in concezioni medievali di una Grazia divina che riusciva soltanto a scalfire le conseguenze funeste del peccato, inteso come principio o tendenza a peccare dimorante nel credente. La conseguenza fu il ribaltamento positivo della condizione spirituale e morale di un popolo tradizionalmente cristiano, che passò da una fede passiva, di rimessa, che manteneva il credente in una disperata e snervante lotta contro la propria natura peccaminosa, ad una di ottimismo, di Grazia impartita trionfante, che poneva il cristiano in una condizione di ritrovata libertà dalla costrizione a peccare facendogli riacquisire la sua responsabile dignità di figlio di Dio.