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Da molti anni, ormai, il fenomeno delle madri che uccidono i figli al momento del parto occupa le pagine della cronaca italiana. Il presente contributo è stato redatto con l'obiettivo di fornire un'analisi dottrinale ma soprattutto un aggiornatissimo panorama giurisprudenziale sul tema. Si vuole dimostrare che lo studio delle più rilevanti tracce giuridiche di un reato cd. "contro natura" deve, purtuttavia, lasciare uno spazio interpretativo anche alla scienza psichiatrica. "Essere madre": essere capace di un amore innato e sconfinato ma, al contempo, di un odio così violento da rendere la donna capace di cagionare la morte del figlio appena nato. Il processo di umanizzazione del diritto che ha introdotto nel sistema penale il reato d'infanticidio in "condizioni di abbandono materiale e morale" ha reso incerto lo spartiacque normativo con l'ipotesi dell'omicidio volontario, rischiando di relegare la configurazione della fattispecie esaminata ad ipotesi del tutto eccezionali. L'approccio bifasico scienza giuridica-scienza medica consente all'interprete di esplorare il fenomeno, dal mito di Medea ai giorni nostri.