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Quando, intorno alla metà degli anni Novanta, sugli ultrà iniziarono a piovere manganellate, lacrimogeni e proiettili, io e pochi altri decidemmo che bisognava resistere. Da quel conflitto uscimmo barcollanti, ma a testa alta. Molti dei miei più cari fratelli di quel tempo oggi sono in carcere o sotto terra. Amici, compagne, fratelli e sorelle mi consigliarono di continuare quella lotta impugnando la penna. Non ho mai smesso di farlo. Questo libro raccoglie una selezione degli articoli e dei brevi racconti scritti in questi vent'anni. Oggi guardo indietro e non riesco a correggere una virgola di quanto ho scritto e fatto. Continuo a vivere la mia giornata con quell'approccio fazioso: sempre dalla parte di qualcosa o qualcuno, contro qualcos'altro o qualcun altro. Purché sia sul versante opposto della barricata, rimango sempre alla ricerca di un nemico più forte da sfidare. E nonostante oggi mi consideri un ultrà "in sonno", non è detto che un giorno non debba risvegliarmi.