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"Storia credibile di Maria", definisce Albino Curcio questo suo lavoro, assumendo, con serio cipiglio, il ruolo di Aedo che ha come Tempio della sua dottrina, il focolare dell'amore in cui tratta Maria nella "realtà offuscata". E lo fa, scegliendo, come auditori, tutti coloro che avranno l'opportunità di leggere la sua opera e la pazienza di "ascoltare" la sua voce. E non si nasconde e schiarisce la voce: «Carissimo - dice rivolgendosi, alla fine del libro, al suo lettore - ... illudendomi di compiere un'opera buona, mi sono tuffato nel vortice della 'cultura offuscata' con la speranza di strapparti al regno della civetta e di risalire con te, come su ali d'aquila, nel regno della luce».