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Bairagarh, un lembo di terra nell'Upper Lake, a pochi chilometri da Bhopal, sul Tropico del Cancro. Una pianura di caldo e di umidità, di stagni e di zanzare, un deserto di sofferenza e di desolazione. Dentro un'immensa distesa di baracche e filo spinato ventimila prigionieri di guerra italiani, provenienti dalle sabbie della Libia e dell'Etiopia, in lotta quotidiana contro l'inedia e le malattie. Unici contatti con gli affetti lontani i fogli prestampati o le cartoline da spedire una volta la settimana e i radiomessaggi o la posta proveniente dall'Italia. Le lettere giunte a destinazione, scritte e ricevute dal Prisoner of War n. 60397, sono diventate un diario, un diario che racconta quegli anni senza vita e senza futuro. Grazie a quelle lettere Bruno riuscì a mantenere un debole contatto con i genitori lontani, a sopravvivere e a tornare. Una testimonianza.