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Giacomo Noventa (pseudonimo di Giacomo Ca' Zorzi, 1898-1960) è stato uno dei poeti e degli intellettuali più originali, ma anche più discussi della cultura italiana novecentesca. Per Noventa, il cui corpus di scritti teorici è imponente, nell'Italia erede del patrimonio culturale greco-latino tutti possono dirsi poeti, ma ciò equivale a dire che nessuno lo è. I "vati" Carducci, Pascoli e D'Annunzio, così come il "trio" Montale, Ungaretti, Saba, sono infatti vittime di un "errore" idealistico che li ha resi brillanti facitori di versi, tecnici superbi e raffinati, ma non poeti autentici. Secondo Noventa, un grande poeta non è mai un fatto isolato, è il frutto di una cultura, di un popolo intero: critica così a fondo i nostri Moderni, e con loro una civiltà letteraria e una società ancora troppo poco europea. In questo volume di saggi - contenente scritti e note stesi a partire dal 1997, e corredato di una lettera inedita, conservata presso l'Archivio della Fondazione Dino Terra di Lucca - Daniela Marcheschi ribadisce la singolarità di Noventa, analizzando aspetti poco noti o ignorati dell'opera.