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Pur partendo da un'analisi della situazione politica italiana, dall'assassinio di Moro fino ad oggi, questo libro s'interroga sullo statuto teorico e pratico della politica nel mondo "globalizzato". La dialettica che s'instaura oggi fra tradizioni e culture diverse non comporta che l'occidente debba dimenticare i propri principi, riassunti nel primato liberale dell'individuo sullo stato. Solo questi principi possono salvaguardare al tempo stesso i diritti dei singoli e le esigenze complessive delle società e degli stati. La debolezza del liberalismo deriverebbe per alcuni dalla sua incapacità di rendere ragione dei propri fondamenti. A proposito di questo problema teorico cruciale, dopo aver scartato l'ipotesi teologico-politica e trovando insufficiente quella costituzionale (perché ogni costituzione si fonda in effetti su un ordinamento giuridico già costituito), si sostiene qui che la fondazione d'un ordinamento politico e/o giuridico sta solo nell'etica come teoria dell'atto (da non confondersi con la morale). La democrazia liberale è fondata in realtà proprio nella libertà d'agire che riconosce ai singoli, prima ancora che alle masse ed agli stati.