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La rottura di un vaso, il pianto dei bambini, il prato tagliato, il sopraggiungere dell'estate sono i piccoli fatti della realtà quotidiana da cui prende avvio l'ispirazione poetica di Elena Buia Rutt. Momenti concreti e definiti che si rivelano essere delle porte, capaci di spalancare domande o "indicazioni di via" riguardo al mistero della nostra posizione sulla terra. Una poesia che narra di una serie di gesti semplici, quasi banali, che improvvisamente irradiano nuovi significati, poiché letti da una percezione intensa che vede l'extra-ordinario nell'ordinario, l'assoluto nel relativo, l'infinito in ciò che è limitato. Ed è la meraviglia l'intuizione essenziale che prevale in questa raccolta: una meraviglia per ciò che si è inaspettatamente mostrato, per ciò che è inaspettatamente emerso da un'esperienza faticosa e concreta della realtà, affrontata a capofitto e senza mezzi termini. Angoscia, incertezza, precarietà cedono dunque il passo allo stupore provato di fronte a una bellezza abbagliante, "eccedente", come quella del piede della propria bambina appena nata, e il verso poetico si fa canto di un'esperienza originaria del mondo, canto di ringraziamento.