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Nel 1612 la città dello Stretto si ribella al viceré duca di Osuna, il quale ha osato, senza tenere conto dei privilegi della città stessa, imporre l'aumento del dazio sulla seta portandolo a 25 grana a libbra. Messina giudica insolente, offensiva e inaccettabile la decisione del viceré. Protesta con l'invio di ambasciatori a Madrid e contemporaneamente mobilità il popolo e le armate cittadine contro il duca di Osuna. Riesce a ottenere l'avallo del monarca sui propri diritti e privilegi. Il viceré è costretto ad abolire l'imposta. Il volume ricostruisce una rivolta cancellata dalla memoria della città per l'oblio che ne ha ricoperto motivazioni, sviluppo e conclusione. Probabilmente cancellata dalla rivoluzione popolare del 1672 e dalla rivolta del Senato cittadino del 1674-78. Un filo sottile lega però i fatti del 1612 a quelli degli anni Settanta del Seicento: la individuazione giuridicamente certa dei fatti e delle circostanze che rendono una città rubella. Assolta del reato di ribellione nel 1612, Messina viene condannata spietatamente perché ribelle e giudicata tale per la rivolta del 1674-78.