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A prima vista, "È tutta colpa del nome" è un lieve affresco con vorticanti scene di amori, di ex amori, di quasi amori, di non amori: in primo piano le figure di due donne, con la tinta costante del nome uguale. Ma quando l'occhio cambia il suo fuoco e scruta la trama dello sfondo, incontra le cifre della nostra contemporaneità: radici in aria, migrazioni, transiti convulsi verso mete incerte, tempi divorati, spazi cancellati, incontri consumati in un attimo, vincoli fatiscenti, solitudini, direzioni che si invertono repentinamente, dittature che sembrano finite, ma chissà... Lo sguardo non può sostare e riposare: è costretto ad interrogarsi sul fascino doloroso del progetto smarrito e della ricerca infinita ed è obbligato ad inseguire l'esperienza, amata ed odiata, della incompiutezza.