Tab Article
La ferocia dei Corleonesi raccontata da chi ha sparato al loro fianco. Sono "I racconti dell'orrore" che raccoglie i verbali del collaboratore di giustizia Gaetano Grado: verbali che raccontano un'epopea sanguinaria come poche. Sulla scena i peggiori e più incalliti killer o boss di Cosa nostra. Gaetano Grado, infatti, non era uno qualunque nell'organigramma delle cosche. Contava, Un fulmine con la pistola in mano, pupillo e amico di Stefano Bontate, eppure senza rapporti di soggezione. Uno capace di rompere con i mammasantissima per uno sgarro. Uno capace di rinfacciare a Stefano Bontate il traffico di droga che rese ricchi i boss tra Sicilia e America, un affare che Grado considerava un tradimento del codice d'onore. Nei suoi racconti c'è Luciano Liggio, un feroce maniaco della morte, un paranoico con la fissazione di spegnere la vita altrui, come un fiammifero. Le pagine che riguardano Liggio sono le più crudeli. È atroce la narrazione delle uccisioni commesse in serie da "Lucianeddo". Il punto massimo dell'orrore si raggiunge una sera al ristorante, con uno sterminio che non risparmia neppure una bambina. I racconti di Grado, insomma, sono racconti dell'orrore a tutti gli effetti. E conferiscono ai fatti una morale invalicabile: la mafia non è mai stata migliore.