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Pia, pudica, casta, domiseda - cioè addetta alla casa - e lanifica - che lavora la lana, questa l'immagine della donna romana che ci viene trasmessa dalle fonti antiche - soprattutto epigrafiche -, che riflettono una condizione femminile di assoluta inferiorità rispetto a quella maschile, ad ogni livello della scala sociale. Ma se è vero che la donna - matrona, schiava, concubina - nei secoli più antichi della storia di Roma era completamente sottomessa alla volontà del poter familias, del marito o del suo tutore, a partire dal Il secolo a.C. e soprattutto dall'epoca imperiale, essa conosce una serie di cambiamenti che la portarono ad una emancipazione sempre più accentuata dalla tutela dell'uomo, conoscendo una libertà prima impensabile che la porta a superare lo stereotipo della donna tutta casa e telaio. Questo non toglie che per l'uomo romano le donne restino esseri inferiori che devono rimanere sottomesse, anche in virtù del carattere capriccioso e volubile con cui molti scrittori latini (tutti uomini!) le dipingono (primo tra tutti il misogino Giovenale). Il libro intende esporre, in maniera sintetica, alcuni aspetti storici, sociali, di costume legati alla condizione femminile nei quasi mille anni di storia della civiltà romana, basandosi sugli studi più recenti e sulla lettura delle fonti scritte e archeologiche.