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Come per magia, ecco che entriamo senza affaticarci con gradini e labirinti, nel giardino di Lucy, dove piante locali ed esotiche, essenze arboree, paesaggi incontaminati divengono punto di partenza e di arrivo di ogni pensiero, ricordo, esperienza, affetto, dubbio, certezza: è un linguaggio fatto di foglie, steli, di semi, di infiorescenze, con cromatismi ed effluvi variamente combinati, che ben presto affascinano e sorprendono ad ogni pagina. Gli elementi vegetali vengono, quindi, a costituire una sorta di schermo, di diaframma, attraverso il quale si guarda e si considera il mondo ed anche la propria interiorità: è attraverso le più varie specie che vengono richiamate e vagheggiate memorie apparentemente sepolte, emozioni ancestrali, che prendono forma, idee, considerazioni, in una sorta di bilancio esistenziale, ora condotto con lucida razionalità e saggezza, ora nelle forme trasognate del flusso di coscienza.