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Una piccola raccolta di fantasie verbo-visive di un pittore, scultore e poeta, la cui particolare esuberanza (e impertinenza) immaginativa fa sì che per lui ogni linguaggio si possa trasfondere nell'altro. Sono versi che aprono al lettore le porte di un sogno che - spiega Marzio Pieri nella prefazione - "non ci projetta extra, non è cifra di altro che di se stesso. Il che equivale a dire che non è cifra". Il mago Tamburelli "ci aspetta a una tavola imbandita ma chiede, prima, che si attraversi il bosco a piedi ignudi".