Tab Article
Nel tardo autunno della sua vita l'autrice è tornata ad abitare Trausella, l'amato "antico borgo selvaggio". Consapevole che ogni frammento di bellezza è una gioia per sempre ha iniziato a riflettere sulla straordinaria memoria sedimentata negli oggetti d'antan. In casa osserva intorno a sé arredi, attrezzi, panni, appartenenti ai suoi avi; ripensa a talune attività prevalentemente femminili, e ne penetra la ricca memoria con partecipazione profonda. L'emozione è in lei suscitata nel comprendere quanta abilità, operosità, dedizione, parsimonia gli oggetti inglobino. E quanta cura, quanto rispetto abbiano riservato loro i suoi genitori, Alfredo e Rachele, suo fratello Giacomo e suo marito Luciano Saffirio. Ha riportato in parte in vita le vecchie "cose di pessimo gusto", restaurandole forse con scarsa abilità, ma con passione, per ridare loro un ruolo, certo non sempre o raramente quello per cui erano state ideate e realizzate. Quello che alla fine le si rivela è un piccolo mondo, coeso e caldo, operoso e sobrio, dedito con impegno al lavoro e alla famiglia; e, nel contempo, un senso comunitario e di non esclusione. Qualità, oggi, tanto più pregevoli.