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Con questo viaggio a ritroso, compiuto a distanza di cento anni dall'apertura della linea Spezzano Albanese-Castrovillari, l'arrivo nella stazione di Castrovillari, che ormai non c'è più, dà all'autore l'opportunità di parlare, ancora una volta, della storia sociale della sua città prendendo a pretesto il "futuro": l'azione di recupero e la valorizzazione, dal punto di vista naturalistico, di alcune tratte del vecchio tracciato ferroviario da destinare alla collettività, magari attraverso la realizzazione di piste pedo-ciclabili per passeggiate ambientaliste. "...Uno dei meriti di questo libro è dunque aver ricostruito minuziosamente la vicenda storica della ferrovia sottraendosi alla retorica della nostalgia per quei 'bei tempi andati' che in realtà non sono mai esistiti, mirando alla ricostruzione storica in funzione di un consapevole riutilizzo del tracciato ferroviario, che sia capace di connettere la memoria con le opportunità del presente. Occorrono progetti capaci di restituire e rivisitare il passato in funzione di una relazione col paesaggio antropico. Occorre costruire una relazione con l'ambiente che gli abitanti dovrebbero essere capaci di regalare a se stessi, prima ancora di farne strumento culturale ed economico per un civile turismo ambientale..." (dalla Introduzione di Vittorio Cappelli)