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Impeto e follia inducono Giorgio, un facchino fannullone, a uccidere un amico per denaro. Improvvisamente e senza una spiegazione ci troviamo sul luogo di un delitto terrificante e inaspettato. Ma non solo, siamo nei panni stessi del protagonista, nei suoi vani tentativi di zittire la coscienza, nel goffo progetto di cambiare cappello per sfuggire alla propria ombra. Siamo quindi allo stesso tempo correi e giudici dell'efferatezza del gesto e delle sue nefaste conseguenze. Svevo vuole farci attraversare il labirinto psichico dell'inettitudine ambientando la storia in un tempo fluttuante disancorato da riferimenti cronologici ma tutto centrato sulla coscienza di Giorgio che "travestì la sua paura con un ragionamento".