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L'opera ricostruisce l'iter che porta Cesare Pavese alla nascita del personaggio di Leucò, che è la musa ispiratrice non solo dei "Dialoghi" a lei intitolati, ma anche di una filosofia di vita, orientata a rielaborare culturalmente le esperienze più dolorose. Esperienze che prima si legano al rapporto con la donna, e poi si estendono alla vita in generale, e da cui scaturiscono riflessioni sulla necessità di prendere le distanze dal destino attraverso l'ironia tragica. Le prime intuizioni relative al personaggio di Leucò compaiono nella vita di Pavese grazie al suo amore per lo studio della letteratura antica. Leggendo l'"Odissea" conosce Leucò, quale ninfa marina soccorritrice di naufraghi, mentre i "Dialoghi marini" di Luciano di Samosata ne rivelano il passato di donna mortale, crudele con i figli di primo letto del marito e costretta al suicidio dalla follia omicida di quest'ultimo. Proprio la controversa e sofferta vita di Leucotea spinge Pavese prima ad associare la crudeltà della donna a quella delle donne da lui conosciute, fino a renderla simbolo di una sorte ineludibile.