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In un "parco" cittadino, in una realtà senza spazio di un condominio congestionato da rumori, Claudia si trasferisce a vivere o piuttosto "viene trasferita" da Roberto. Siamo negli interni degli anni Ottanta, dai soffitti bassi, dai saloni bivani, dagli ingressi minuscoli... dai pezzi necessari alla "categoria di lusso". Ma in un giorno "che sembra essere cominciato come tutti gli altri", Claudia si sente sommersa da una massa informe e rossa come il sangue. Dalla prima sensazione di soffocamento, smembrando la trama del magma rosso porpora, spunta un'immagine nitida: la strada che ha percorso durante la sua infanzia nella parte bassa della città, dove il sole si unisce col mare nell'abbraccio del golfo. Da questo momento fulmineo e inaspettato Claudia comincia a ripercorrersi, a camminare sopra le impronte che, senza coscienza, ha tracciato lei stessa. Si muove con la determinazione e la sofferenza di un iniziato, arsa dal bisogno di conoscere, a dispetto del rischio che comporterà, l'ultima meta. Nel viaggio, passo a passo, comincia a presentire un futuro di sé solo e unicamente in forma diversa dal suo stato di vita attuale. Sa che tutto sarà diverso e aperto a ogni possibilità proprio come lo era il suo passato prima di ora; piega dopo piega, sprofonda in esso per riemergere individuando non l'ultima mèta, ma l'inizio dal quale cominciare a "esistere" senza che la vita sia quella vissuta da un'altra.