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«La sera che ti ho vista, forse non ci credevo, era la prima volta. Giuro... ho pensato che da sempre per me tu ti fossi nascosta, non per timidezza, no! Non era ritrosia la tua né voglia di giocare, comunque ti negavi. Tornando sui miei passi la tua luce mi seguiva e mi accorsi allora che forse tu volessi significare al mio pensiero che il fatto di essere lì non al caso era dovuto ma a una ferma disposizione di un destino già scritto, a me ignoto. Nella notte che incalzava il mio rientro, reso sicuro dalla tua presenza, si fece più lento quasi che come un amante mi dolesse lasciarti anzitempo. Così rallentando il passo mi voltai per rimirarti ancora una volta, mi parve allora di scorgere un sorriso, un cenno di saluto, una speranza e tutto mi fu chiaro: eri tu... la mia musa danzante... la luna al traguardo del bosco».