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Lucilla Trapazzo esordisce - appena più che cinquantenne (un poeta non nasconde l'età) - con un lavoro che è insieme un regesto ed un augurio: eccomi qui, aiutatemi a capire chi sono. Perciò ha voluto, ha saputo attendere che gli anni le dessero la consapevolezza e insieme la volontà di schiudersi, e perciò la sua "ossidiana", dura e tagliente, ha pure la tenerezza di una amichevole carezza. Nell'ossidiana c'è un po' di ossimoro, e non è un semplice gioco linguistico, per quanto a lei pure piaccia giocare con la lingua. Un libro come questo deve incuriosire, chiede attenzione e offre diletto, ma ha bisogno di lettori pazienti. Lucilla si spoglia e si ammanta, fa teatro di sé, mostrando e alludendo, puntando ad una meta sfuggente che però caparbiamente vuol toccare.