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"Tutte le liriche di Setola sono abitate da questi fantasmi, potremmo quasi dire assalite dagli spettri di questi versi: la brevità, la caducità e la riflessione - riflessione qui nella sua doppia valenza di meditazione e di rimando d'immagine. Perché sembra proprio un gioco di specchi il mondo di Setola. Perché non c'è unità; il mondo è frantumato, diviso, esploso. Come in un'allucinazione, è possibile osservarlo solo nella deflagrazione dei rimandi: lì il pescatore senza preda su un piccolo gozzo dove 'gli stivali di gomma cedono anni al sale', là un operaio lascia la famiglia nell'ingranaggio della fame, ai lati delle strade clochards, soldati, profughi da una follia all'altra, da una solitudine all'altra, da una fame all'altra. Nessuna regola, nessuna legge, nessuna norma: 'siamo tutti al di qua di Darwin'. L'istante non si ferma e il tempo fugge, e l'altro, chiunque altro, l'amico, l'amante, il genitore, si danno nella forma dell'assenza." (Angelo De Stefano) (Quest'opera è stata selezionata nel concorso letterario "Libri di-versi in diversi libri", nell'edizione 2011-2012 in memoria di Carmela Monteleone).