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"Fabrizio Pacifici, il "Compagno" di Dio, e io ci siamo conosciuti tanti anni fa: eravamo poco più che bambini. Siamo cresciuti a Terni, in due quartieri popolari e limitrofi, lui a Cospea, in via Marzabotto, e io a San Giovanni, in via XX settembre, e in quelle strade, in quei campetti di periferia, annebbiati e senz'erba, dove giocavamo interminabili partite di pallone, abbiamo costruito e poi consolidato un'amicizia che è durata nel tempo. Poi, per diversi motivi, le nostre strade si sono divise: interessi, studi, lavoro, ma un giorno di qualche anno fa ecco che ci siamo ritrovati e come per incanto abbiamo iniziato a raccontarci quello che eravamo diventati, la nostra infanzia, l'adolescenza e forse proprio lì, da quell'incontro "per caso", è nata in me l'idea del romanzo. In realtà con Fabrizio abbiamo in comune tante cose e anche per questo, forse, ho deciso di raccontare la sua vita - che è un po' la mia - e la sua storia straordinaria!" (l'autore)