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Gli avvenimenti politici che accaddero in Iran agli inizi degli anni '50, e quindi il caso Mossadeq, contengono tutti gli ingredienti indispensabili per cercare di comprendere la situazione mediorientale quale appare oggi. Partendo da ciò che avvenne mezzo secolo fa nell'antica Persia grazie al coraggio ed alla determinazione di un uomo politico atipico per i suoi tempi, è forse possibile tracciare un percorso, individuare una serie di eventi attraverso i quali interpretare una realtà apparentemente confusa ed inestricabile. Se si vuol dare una data di inizio a quella che oggi definiamo "questione mediorientale", la scelta non può che essere il 1951, l'anno in cui Mossadeq fu nominato Primo Ministro dell'Iran. Solo allora, infatti, tutti i protagonisti della "questione" assumono tratti e posizioni ben definiti, pronti a muoversi con i pezzi in una scacchiera. Israele è da pochi anni uno stato indipendente; l'Europa sta vivendo l'espansione economica del periodo post-bellico, ed ha assoluta necessità di petrolio; la Gran Bretagna ha visto svanire il suo Impero e si è ridotta ad un piccolo stato povero di risorse. L'Unione Sovietica, dopo una guerra devastante, tenta di dar vita ad una nuova esperienza politica e sociale. Gli Stati Uniti d'America, infine, gli unici veri vincitori della guerra, si apprestano a svolgere un ruolo nuovo e determinante negli equilibri politici mondiali