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"Questa storia potrebbe essere vera" scrive l'autore in uno dei racconti che compongono il mosaico del libro. È un avvertimento al lettore per scuoterne la capacità di giudizio. E in un crescendo dal sapore calviniano le storie, raccontate con una lingua lussureggiante e con una profonda capacità descrittiva di luoghi e stati d'animo, si sfaldano in un tessuto meta narrativo. Così il meccanismo della narrazione squarcia la quarta parete e rivela se stesso. Napoli con le sue strade e i suoi riti, le sue facce da filosofo o da barbone, diventa co-protagonista dei racconti in cui la scrittura non insegue l'azione, ma riflette, dialoga, si concentra su alcuni dettagli che poi si rivelano fondamentali, testate d'angolo di un intero mondo. In fondo ciò che interessa è la stessa possibilità di raccontare intrecciando storie con fili sempre più stretti.