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"Chi dice donna, dice danno". Si apre così l'introduzione di questo libro, che sin dalle prime righe definisce il soggetto (la donna) e l'oggetto (il danno che essa rappresenta) della narrazione. "Rose Rosso Sangue" raccoglie otto storie di femminicidio e violenza fisica o psicologica con scene a volte pesanti, ma con le quali si vuole dimostrare che la violenza sulle donne oggi ha cambiato nome, ma è la stessa del passato, nonostante i numerosi sforzi delle esponenti del gentil sesso di andare avanti, di emanciparsi, di dimostrare all'uomo (maschio) e a se stesse che anche loro possono farcela da sole. Queste pagine sono il racconto di storie verosimili di ragazze e donne che sono state private della propria dignità e a volte della stessa vita, per il solo fatto di essere donne. Sono le ragazze e le donne della porta accanto, della cui sofferenza ci accorgiamo quando è troppo tardi per intervenire. Questo libro ha di sicuro l'intento di denuncia, ma non attraverso uno studio o una trattazione, bensì attraverso le storie, i racconti, le persone.